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Visualizzazione dei post da agosto, 2021

Che suono fa un uccellino robotico? Microchip, Microchip

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Ovvero, di come la scarsità di microprocessori avrà effetti rilevanti sul prossimo anno   Ci risulta inusuale, in un’economia di mercato così connessa come quella odierna, effetto della globalizzazione, o imperialismo americano (come li si voglia chiamare: sono due nomi per il medesimo fenomeno) trovarsi in uno stato di penuria di materie prime.    Le materie che mancano sono le più varie, dal legno, che ha risentito di notevoli incremento sul mercato, rendendo complessa e spesso antieconomica la costruzione di pallet, al riso.    Ma c’è uno specifico elemento della nostra economia che, qualora manchi, ha conseguenze di ampia, amplissima portata: i microprocessori.   L’attuale penuria degli stessi sta comportando ritardi nella produzione di molti comporti, come quello automobilistico, che sarebbe impaziente di cavalcare la ripresa in questo spiraglio da crisi COVID; la penuria è così marcata non solo da frenare la produzione di nuove auto e da chiudere per giorni impianti, ma di far ri

Forze Armate Europee: Sì, certo, come no …

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Ovvero come è più probabile che entro domattina mi cresca una folta capigliatura che l’Unione Europa si fornisca di un esercito e di una struttura politico-militare per gestirlo       Leggevo stamattina un articolo di Joseph Borrel per il CorSera, dove l’Alto Rappresentante UE da il meglio di sé stesso per descriverci un mondo pieno di suini volanti.    Nell’articolo, l’Alto Rappresenta delinea la necessità di una forza armata europea di almeno 5000 soldati (un dato che mi sembra esagerato, che ce ne faremo mai di ben 5000 soldati) alla quale dare il roboante nome di Initial Entry Force, come a far immaginare al nemico che ad essa ne seguirà un’altra, che non arriverà mai (questa sì che è fine psy ops 1 ).   Ora, non sono dove partire per descrivere il mio sbigottimento, ma andiamo per punti:   1.       Una forza di 5000 soldati è assolutamente inutile a qualsiasi scopo pratico che non siano attività da corpi speciali. Normalmente il rapporto tra soldati combattenti e soldati che occup

Sulla spinta gentile

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Ovvero come l’elefante, con pazienza, gentilezza e una buona dose di propaganda, riuscì a sodomizzare la formichina  (o la maialina, come da immagine : ) ) Noto un uso sempre più frequente da parte dei governi occidentali di politiche e tecniche di comunicazione afferibili al concetto di  Nudge , spesso tradotto in italiano con spinta gentile.    Il concetto, che nasce nell’ambito degli studi dell’economia comportamentale, negli US of A, è, una volta compreso, abbastanza intuitivo: l’essere umano opporrò una forte resistenza a qualsiasi forma di obbligo, divieto assoluto, perché vedrà messa in pericolo la propria libertà. Inoltre, i sistemi normativi moderni rendono estremamente complesso il vietare  tout court  qualcosa, quindi, per un gruppo di resistenza, è abbastanza facile congiurare le energie legali per difendersi (e se il corpo leso è la magistratura non serve convocare un bel niente che tutto si sistema da sé : ) ).   Invece, se si  incentiva  un certo comportamento, mentre se

Vamos Alla Playa

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Ovvero: se adesso tutti dicono che è stata sbagliata la politica in Afghanistan, la mia domanda è: ma poteva essercene una, almeno una, di politica adeguata?   Leggendo i giornali stamattina, sia quelli odierni che quelli di ieri, è evidente come la principale narrativa in relazione all’Afghanistan da parte degli ammerigani sia: il problema non è stata l’occupazione in sé ma la modalità di gestione della stessa, che non ha consentito, nei tempi possibili, la creazione della coscienza di una nazione afghana di stampo occidentale.    Ora, io non ho idea di quanto tempo gli ammerigani 1  volessero restare, ma conoscendo anche sommariamente il modello antropologico culturale delle tribù che popolano l’Afghanistan, tale operazione di rivoluzione del loro modello culturale avrebbe richiesto probabilmente secoli. E questa è solo in parte un’iperbole; vi è la concreta possibilità che un gruppo umano basato sui clan non riesca, se non tramite processi forzati, a passare al concetto di nazione c

Volare, oh, oh; inquinare, oh, oh, oh

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  Ovvero siamo disposti a rinunciare al viaggio low cost per diminuire la CO2 prodotta e salvare questo nostro mondo malato?   Sto leggendo l’ultimo libro di Gates,  how to avoid a climate disaster , scritto prima che le sue vicende personali con la moglie Melinda esplodessero.    Sono ancora all’inizio del libro, pertanto non vi parlerò del volume, ma di una riflessione che già queste poche pagine mi hanno suscitato.    Allo stato attuale volare è una delle attività che produce più densità di inquinamento responsabile per l’effetto serra, causa primaria del  climate change.    Pertanto, sarebbe logico, data anche la presenza di tecnologie che possono, da un punto di vista meramente comunicativo, mitigare l’esperienza del viaggio, ridurre il più possibile i voli.    Invece siamo qui a salvare  AL ITA LIA  e, da quel poco che frequento i giovani, mi sembra di capire che il viaggiare costituisca per loro l’esperienza più importante.    Se il viaggio è sempre stato un elemento formativo p

Quello che non si può dire

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Ovvero: come l’ovvio sia diventato oggetto di censura   Sollecitato da una chiacchierata con il mio caro amico, ho riflettuto sul fatto che, chiunque abbia un minimo di pratica nella vita in un paese occidentale, anche se qui ci concentriamo sull’Italia, il discorso è abbastanza universale, avrà chiaro che vi sono temi dei quali non si può parlare, pena, il posto di lavoro, la carriera, il rifiuto sociale.   Non male per definirci la culla della civiltà e i difensori della libertà nel mondo.    Quello di cui non si può parlare non è poi così ampio come spazio narrativo, ma neppure così piccolo.    Oggi trattiamo il tema di ciò che non si può dire in ambito lavorativo.    In ambito lavorativo non si può dire che le cose vanno bene. O che vi sono delle priorità etiche che sono di ingombro a quelle economiche.    Se non credete a quello che dico, guardatevi attorno: ponti cadono giù e mi sembra che non ci siano condannati o persone in carcere. Anzi, chi aveva la responsabilità per quel cr

Vitelloni al vapore - La responsabilità cinese agli albori dell'epidemia Covid

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Ovvero, per quanto uno possa pensare bene, se sostieni che un’aurora boreale sia concentrata nella tua cucina, qualche dubbio mi verrà.  Oggi leggevo questo  link , un articolo di Nature che spiega come i dati relativi all’origine della nascita del SarCovid19 stiano andando persi, causa, guarda un po’, dell’ostruzionismo cinese.    Questo continua chiusura cinese potrebbe anche non significare nulla, ma, come ci ha insegnato il Divo, a pensare male purtroppo si commette peccato ma ci si azzecca.    È assolutamente logico pensare che ci sia una responsabilità cinese nella epidemia di SarCovid19, responsabilità che potrebbe essere ad uno o più livelli: Fuga del virus dal centro di Wuhan (unico centro in tutta la Cina specializzato nei virus che infettano i Chirotteri Mancata comunicazione di detta fuga Esperimenti in armi biologiche o di altro tipo svolti a Wuhan   Insabbiamenti, ritardi, mancato invio di informazioni, censura delle stesse   È chiaro che, a qualche livello, se non a più

Ambiente mon amour, ma alla televisione ci tengo di più

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Ovvero: il bonus sulla rottamazione delle televisioni è l’ennesima dimostrazione di come l’impegno per la salvaguardia dell’ambiente è una, che parola potrei usare … pagliacciata?    Un bonus a tappeto, indipendente dai parametri economici e dall’ISEE, per acquistare un nuovo apparecchio televisivo rottamandone uno in proprio possesso è una dimostrazione di come le politiche ambientali siano viste solo come mezzi per incrementare la ricchezza economica (per fare  quattrini , insomma) e non elemento chiave di un vero e proprio programma di rinnovamento della nostra visione del mondo e del relativo sistema economico.   Un apparecchio televisivo contiene un elevata quantità di terre rar e, elementi complessi da smaltire, e incentivare lo smaltimento di un prodotto funzionante è, stante le catastrofi connesse al cambio climatico in corso, quantomeno criminale.    Inoltre che senso ha propagandare il minimalismo, come scelta del comprare meno e comprare meglio, se poi i soldi dello stato ve

Di costi e benefici

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Ovvero perché gli ammerigani 1  hanno deciso, saggiamente, di andarsene dall’Afghanistan.  Ho ricevuto un commento al mio precedente post,  shorturl.at/glyEL , che mi chiede di delineare perché gli ammerigani 1 se ne stiano andando dall’Afghanistan, peraltro in modo abbastanza precipitoso, quando, in potenziale, avrebbero i mezzi per rimanerci.    Ora, la guerra per l’Afghanistan trova le sue motivazioni in razionali politici ed in particolare nella necessità di incanalare verso l’esterno quei sentimenti nati a seguito degli attacchi dell’11 settembre.    Se osserviamo la cartina dell’Asia, vedete in calce, sarà subito ovvio che l’Afghanistan è una regione decisamente scomoda per gli Stati Uniti da gestire, prova ne è che il loro ritiro stia avvenendo, sostanzialmente, in modo esclusivo tramite un ponte aereo. Ciò vuol dire, che in termini logistici, l’Afghanistan ha un rapporto costi/benefici tendente all’infinito. Adesso che gli Stati Uniti devono compattarsi per far fronte alla comp

Inizia a fare un tantinello troppo caldo, troppo umido, troppo ventoso, troppo tutto

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 Ovvero: se sei in un tunnel, e vedi una luce che ti viene incontro, è meglio che inizi a correre molto, molto velocemente figlio mio  Questa estate 2021 verrà probabilmente considerata dagli storici come una delle prime manifestazioni degli effetti distruttivi del cosiddetto cambiamento climatico.  I danni prodotti sia in termini di vita che, sopratutto, in termini economici sono elevati e richiederanno anni per essere riparati.  Nel contempo si continuano a verificare danni per i quali, al momento, non risultano soluzioni noti: scioglimento dei ghiacciai, distruzione della barriera corallina e, più importante per la specie umana, l'avanzamento del fronte dei deserti.  A questo dobbiamo aggiungere una serie di fenomeni che ancora NON si sono verificati ma se, QUALORA si verificassero, produrrebbero danni di una magnitudine difficilmente descrivibile e comprensibile.  Mi riferisco, ad esempio, alla modifica delle correnti oceaniche, alla liberazione del metano immagazzinato nella t

Afghanistan: il declino non c’entra, l’ipocrisia sì

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 Leggo su diverse testate come la ritirata frettoloso e disorganizzata dell’esercito americano dall’Afghanistan rappresenti un chiaro segnale del declino dell’Occidente.    In primis, quando si parla di Occidente, bisognerebbe definire di quale entità stiamo parlando. L’Occidente  classico  si è autodistrutto con due conflitti mondiali.    L’Occidente inteso come  Impero Americano  gode di ottima salute, come dimostra la globalizzazione, che non altro non è che il nome che è stato dato alla  Pax Americana , copia alquanto similare alla  Pax Augustea  di duemila anni fa.    Chiarito quindi che quando parliamo di Occidente parliamo di Stati Uniti e non di quella appendice post storica appesa all’Asia che siamo solito chiamare Europa o casa, cerchiamo di capire dove sia il declino.    Gli Stati Uniti sono andati in Afghanistan perché a seguito dell’Undici Settembre una guerra doveva essere fatta; doveva essere fatta per estroflettere le tensioni interne, rispondere alla paura con i muscol