Afghanistan: il declino non c’entra, l’ipocrisia sì

 Leggo su diverse testate come la ritirata frettoloso e disorganizzata dell’esercito americano dall’Afghanistan rappresenti un chiaro segnale del declino dell’Occidente. 

 

In primis, quando si parla di Occidente, bisognerebbe definire di quale entità stiamo parlando. L’Occidente classico si è autodistrutto con due conflitti mondiali. 

 

L’Occidente inteso come Impero Americano gode di ottima salute, come dimostra la globalizzazione, che non altro non è che il nome che è stato dato alla Pax Americana, copia alquanto similare alla Pax Augustea di duemila anni fa. 

 

Chiarito quindi che quando parliamo di Occidente parliamo di Stati Uniti e non di quella appendice post storica appesa all’Asia che siamo solito chiamare Europa o casa, cerchiamo di capire dove sia il declino. 

 

Gli Stati Uniti sono andati in Afghanistan perché a seguito dell’Undici Settembre una guerra doveva essere fatta; doveva essere fatta per estroflettere le tensioni interne, rispondere alla paura con i muscoli, riunire il paese. 

 

Stante l’etnia degli attentatori la guerra doveva probabilmente essere fatta in Arabia Saudita, ma una pletora di ragioni, non solo economiche o amicali, come semplifica Moore nel suo film, rendevano la scelta di tale bersaglio impraticabile. 

 

Si scelse quindi l’Afghanistan, base di appoggio terroristica e territorio infiltrato economicamente e politicamente, tramite i servizi, dal Pakistan. 

 

L’obiettivo di tale guerra non era, non è mai stato, nessuno (al Pentagono ed alla Casa Bianca) ha mai pensato che fosse esportare i valori occidentali in Afghanistan, né creare una sorta di nuova Israele nel crocevia degli Stan. La motivazione erano solo di ricostruire il morale americano, facendoci un po’ di soldi nel frattempo. 

 

E’ chiaro che il soft power americano utilizzi una narrativa che parla di libertà di libertà e civilizzazione ovunque vada, ma tale deve essere considerata. Una narrativa. 

 

Non c’è nessuna possibilità che un paese costituito da tribù con un’interpretazione piuttosto letterale del corale si converta massivamente, istantaneamente, ai cosiddetti valori occidentali.

 

Pensarlo, non solo è errato, ma costituisce, di fondo un’ipocrisia immensa. Ipocrisia che giustifica qualsiasi intervento militare con l’esportazione di valori, ai quali, peraltro, diamo carattere di universale superiorità (ed anche su questo ci sarebbe da discutere). 

 

Non è che l’Afghanistan è perso. Perso da cosa? L’Afghanistan è uguale a come era, come la sua parola storica ci avrebbe detto che sarebbe stato.


Ah, e se vogliamo parlare di ipocrisia, parliamo del fatto che con i Talebani, le grandi potenze ci parleranno, ci parleranno eccome. Perché l’Afghanistan sta lì seduto nel mezzo di potenziali rotte per le vie della seta. Scommettiamo che i soldi cinesi non tarderanno ad arrivare (anzi, sono convinto che sono già arrivati, a frotte, ma non ne ho le prove. 

 

Pertanto, basta parlare di declino, di strapparci le vesti di fronte ad un popolo che ricade nella barbarie. Cessiamo di essere così ipocriti. Almeno, come europei, cerchiamo di avere un po’ di stile, grazie. 

 

Ucria. 

 

 

 


Commenti

  1. "facendoci un po’ di soldi nel frattempo."
    Ci hanno addirittura guadagnato? In che modo?

    RispondiElimina

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