L'insostenibile incompatibilità (di mercato) di Rinnovabili e Nucleare

 


Ovvero del perché rinnovabili e nucleare 
si trovano in una posizione di mutua opposizione 
anziché di sinergia


Da una prospettiva che non considera le questioni di mercato, nucleare e rinnovabili, qui intese come solare ed eolico, sembrano essere tecnologie mutuamente sinergiche nella transizione verde: sono accumunate infatti dal non avere nessuna produzione marginale* di CO2 

Inoltre la capacità del nucleare di produrre costantemente energia mitigherebbe uno dei principali limiti delle rinnovabili: la loro variabilità nella produzione di corrente, che dipende da fattori terzi non soggetti al volere umano: la presenza o meno di vento e di luminosità, l'alternarsi del giorno e della notte e delle stagioni 

Ma allora perché nucleare e rinnovabili sono viste come soluzioni poco (se non del tutto) compatibili?

La questione è primieramente economica; ad essere più precisi: di mercato 

La natura non consistente (né stabile, né predicibile) della produzione di energie rinnovabili le rende particolarmente adatte ad una mercato energetico detto spot, ovvero che prevede acquisti sul momento, su base giornaliera. Questa tipologia di mercato consente infatti di vendere la totalità dell'energia prodotta dalle rinnovabili, quando queste sono disponibili (per approfondimenti, si rimanda qui). 

Inoltre, il basso costo di installazione di nuove piattaforme rinnovabili consente ai produttori di modulare, con un orizzonte temporale di breve, la creazione di nuovi parchi eolici o solari; un approccio che premia l'ottimizzazione in funzione dei prezzi di mercato e la presenza di una pluralità di attori che operano, sul territorio, rispondendo dinamicamente alle necessità di mercato; laddove la richiesta vari con piccole oscillazioni (non è possibile infatti rispondere in breve tempo a variazioni di richiesta di ampia magnitudine, come quelle indotte dalla mancanza del gas russo, si veda qui)

Del tutto opposta, invece, è la natura dell'energia prodotta dalle centrali nucleari: nota a priori fin dal momento della progettazione, può essere venduta con contratti di lungo e lunghissimo termine (con un orizzonte di mesi, o anni); contratti che sono altresì necessari per l'ammortamento delle ingenti spese di costruzione della centrale; un approccio che premia quindi la produzione in grande volumi. 

Ciò, assieme agli investimenti richiesti ed alla necessità di gestire un'ostilità diffusa nella popolazione, richiede un approccio statalizzato alla costruzione di impianti nucleari (per approfondimenti si veda qui).

Riportiamo ora quanto sopra delineato in uno schema, che non ha pretesa di esaustività e mira alla sintesi:



Come si può notare nucleare e rinnovabili richiedono, nella sostanza, mercati e sistemi a supporto che sono, di fatto, antagonisti 

Questa è la principale ragione per la quale non si riesce a trovare un punto di incontro tra nucleare e rinnovabili: la questione non afferisce né all'ambito tecnologico, né a quello geopolitico (dove ambo le fonti, garantendo l'indipendenza energetica, sarebbero utili) ma a quello mercantilistico 

Allo stesso modo, il contrasto in termini economici rende difficile un dibattito neutro ed imparziale sulle due fonti, in quanto la pressione delle rispettive lobby è molto forte e ciascuna punta a screditare l'altra, in modo da rendere i legislatori più propensi a costruire una legislazione (ed il mercato che ne consegue) più favorevole ad una delle due fonti

Sinora, la struttura legislativa e di mercato ha premiato le rinnovabili (sotto la spinta prevalentemente della Germania), con una forte rilevanza del mercato giornaliero, spot, e una legislazione che favorisce un numero elevato di investitori privati e sul territorio (privatizzazione e liberalizzazione del mercato energetico). 

E' poco probabile che nei prossimi anni si assista ad un cambio di questi equilibri; l'Unione Europea sembra orientata al mantenere la continuità della struttura del mercato energetico, segnando, di fatto, la fine di ogni progettualità nucleare

Unico attore controcorrente la Francia che, con la nazionalizzazione di EDF, potrebbe continuare a mantenere un'ecosistema viabile per il nucleare, ma si tratta, al momento, di un'eccezione nel panorama europeo 


*quivi marginale indica che non viene prodotta CO2 per ogni unità di energia in più richiesta; non si tiene conto quindi dei costi di produzione degli impianti, della loro manutenzione e, nel caso del nucleare, dell'approvvigionamento del combustibile fissile









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