L'evoluzione della realtà come racconto: Elisabetta II, la regina nei media di massa

 


Ieri è morta Elisabetta II, che fu regina del Regno Unito di Gran Bretagna e 
Irlanda del Nord e degli altri reami del Commonwealth
ma fu anche la prima regina a vivere in due dimensioni
quella reale e quella raccontata, nei Media di massa

Requiescat in Pace, Elisabetta II
Elizabeth Alexandra Mary
21 aprile 1926 –  8 settembre 2022


Ieri, 8 Settembre 2022, è morta Elisabetta II, che fu regina, dal 6 Febbraio 1952, del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli altri reami del Commonwealth

Il suo regno ha avuto molti primati, tra questi l'essere il più duraturo della storia del Regno Unito, e tra i più duraturi nella storia umana (se no il); su questi primati molto le televisioni ed i giornali si stanno occupando e ritengo di non poter portare contenuti di maggior interesse in questo ambito 

Voglio invece concentrarmi su un aspetto che ritengo essere il più interessante del Regno elisabettiano e sul quale non ho visto volgere una attenzione specifica: il fatto che Elisabetta II sia stata la regnante che abbia sancito il passaggio della figura monarchica inglese da elemento afferente alla realtà, in primis politica, della nazione alla dimensione raccontata, che si è tramutata da persona a personaggio; personaggio non univoco nella sua definizione, in quanto raccontato da una enorme pluralità di voci, nei racconti della stampa, delle televisioni; nell'immaginario del suo popolo, degli spettatori mondiali

Questa trasformazione non è stata una scelta di Elisabetta II, ma piuttosto è stato lo svolgersi della storia che ne ha reso possibile ed ineluttabile il verificarsi. Fin da principessa, la sua immagine è stata propagata ed amplificata dai media; ma in questa traslazione nel mondo del racconto, l'immagine stessa si è progressivamente sempre più scollata dalla persona, tramutandosi in personaggio protagonista di un racconto corale



 Uno dei primi modi nei quali Elisabetta venne raccontata: la principessa che lavora per supportare lo sforzo bellico del Regno Unito durante la Seconda Guerra Mondiale


Un punto di svolta in questo processo fu la sua incoronazione, trasmessa dalle televisioni e dai cinematografi di tutto il mondo; questo evento segnò un punto di evoluzioni determinante nella televisione, con oltre 10 milioni di spettatori; ma anche un elemento chiave nel trasferire la Regina nell'immaginario collettivo, separandone il suo essere reale dal suo essere raccontato 



Elisabetta ed il suo entourage compresero che questa nuova dimensione, quella del racconto, sarebbe stata quella ove si sarebbe giocato il futuro della monarchia: alle pressioni repubblicane, basate su elementi concreti, ovvero, in sintesi, sulla eguaglianza di tutti i cittadini; la monarchia avrebbe anteposto non una risposta sul piano della realtà, ma una sul piano dell'ineffabile, del sogno 

Da qui la nascita di quella che viene tradotta in italiano come Ditta o Azienda (traduzione dall'inglese, the Firm, termine divenuto di pubblico uso dopo l'intervista di Harry e Meghan ad Oprah), un sistema composto dall'entourage della famiglia reale e dai media inglesi, che sarebbe stata di mutuo beneficio ad entrambi: se i media avrebbero avuto la possibilità di guadagnare dagli scandali e dalle indiscrezioni, la famiglia reale avrebbe potuto raccontarsi, creare una narrazione di sé, narrazione che avrebbe alimentato la fantasia, i sogni, le passioni o anche solo l'interesse dei sudditi inglesi 

La cosa andò solo parzialmente secondo i piani: come spesso occorre, un fenomeno nuovo richiede tempo per essere compreso, assimilato, controllato; inoltre spesso chi è più giovane e, naturalmente, più prossimo allo spirito dei tempi, riesce meglio a dominare la realtà corrente, come fu per Diana, che riuscì a portare la capacità di raccontare di sé ad un nuovo livello, mai raggiungo precedentemente, divenendo così principessa del popolo, ma al contempo venendo infine uccisa da quello stesso potere, e suggellando, con la sua morte, la sua metamorfosi da persona a personaggio, da essere umano a racconto


La principessa Diana con John Travolta; la sua capacità di amplificare il racconto dei media fu senza precedenti; così intensa da renderla prigioniera ella stessa di quel racconto 


Ma con il tempo la Regina, ed il suo entourage, riuscirono sempre di più a maturare controllo e sapienza nell'arte di raccontarsi: se la famiglia reale spesso rimaneva inghiottita nello stesso meccanismo che la proteggeva, la Regina diveniva sempre più coerente nel raccontarsi (cosa che le costò indubbiamente uno sforzo lungo tutta la sua vita) e nell'essere raccontata, diveniva ciò che l'essere umano anela: una realtà stabile, un personaggio di un racconto che non cambia, ma che rimane lì, fermo, eterno archetipo di sé 

E a questo racconto i sudditi inglesi, prima, e sempre più persone da tutto il mondo, poi, si appassionarono: iniziarono a trovare conforto in una Regina che era sempre lì, sempre fedele a sé stessa

I suoi gesti, i suoi abiti, che divenivano icone pop, prima, ed a seguire meme, nel senso originario che Richard Dawkin diede alla parola: frammenti di ricordo e memoria condivisi, che possono combinarsi e ripresentarsi, ma che restano contraddistinti dall'abbandonare la loro dimensione originaria, fisica, per divenire rappresentazione metaforica, afferente al dominio condiviso dei racconti di una società globale 




Il sorriso, lo sguardo, il saluto con la mano, il colore dei suoi ambito: 
tutti elementi unici appartenenti al personaggio che la Regina costruì di sé, sino a divenire mimetici, ovvero afferenti al racconto collettivo che una società narra di sé 

Il fenomeno potrebbe replicarsi in futuro, ma non è certo, anzi, assai improbabile che ciò accada con Carlo III, il nuovo re: è servito molto tempo ad Elisabetta II (più che a lei, al mondo raccontato su di Lei) per traslare da persona a personaggio. Il regno di Carlo III sarà troppo breve per consentire anche solo la mera possibilità che ciò avvenga. 

Potrebbe invece riuscirvi William, e più di lui, Kate, con il talento innato di lei di evitare ogni richiamo al reale per proiettarsi come principessa di un racconto, con i suoi gesti eleganti e pacati, il suo essere al contempo altera e radiosa nel sorridere, la perfezione del suo aspetto anche dopo aver partorito; forse ad oggi è Kate ad assomigliare di più alla Regina: nel loro continuo sforzo di essere più racconto che persona, di rinunciare, in pubblico, al sé reale per porgere un sé che sia il più adatto ad essere oggetto di racconto

Vi ringrazio per avermi letto, 

Vi auguro una buona giornata, 

Ucria 












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