Le conseguenze del dollaro forte
La corsa al rialzo del valore del dollaro procede speditamente in queste settimane. Di pochi giorni fa (13/7/2022) la notizia dell'avvenuta parità e successivo superamento dell'Euro. Ma l'apprezzamento del Dollaro non riguarda solo la valuta europea; il suo valore di scambio cresce rispetto alla maggioranza delle valute mondiali, sia dei paesi industrializzati (Giappone, ad esempio) sia di quelli in via di sviluppo
Si veda, a titolo esemplificativo, il seguente grafico:
Rapporto Dollaro vs Principali Valute
Questo aumento ha conseguenze geopolitiche importanti.
In primis, per molte, moltissime economie povere ed emergenti, il caro dollaro significa una maggiore difficoltà (o la sostanziale impossibilità, come si è visto in Sri Lanka) di approvvigionarsi di materie prime, carburanti, cibo e medicine. La quasi totalità di questi beni è infatti quotata in dollari, quindi, detti paesi devono necessariamente cambiare la loro valuta per poter procedere al loro acquisto: un dollaro forte significa una perdita netta nel potere di acquisto. Perdita amplificata dai fenomeni inflativi, che hanno portato ormai mondiale
La difficoltà di tale approvvigionamento è una grande opportunità geopolitica per la Cina, la quale ha ammassato scorte di cibo prima del conflitto e ora ha accesso a grandi quantità di idrocarburi e derivati, tramite i suoi alleati Russi ed Iraniani. Potendo vendere i suoi beni con uno Yuan sotto-apprezzato e con logiche geopolitiche più che di mercato, la Cina si trova nella posizione di espandere la sua rete clientelare, sopratutto nei paesi più esposti, in Africa e nelle Americhe
Per quanto concerne le specificità Europee, il dollaro forte sembrerebbe suggerire una maggiore capacità per l'economia dell'unione di esportare beni negli Stati Uniti (ed in genere beni di lusso/altà qualità ai ricchi che dispongono, universalmente, di investimenti in valuta statunitense); questo fenomeno però viene contrasto nel probabile aumento dei costi di produzione dato dalla necessità di acquistare idrocarburi denominati in dollari, stante il progressivo diminuire dei flussi degli stessi provenienti dalla Russia. Oltre ai costi di produzione, la necessità di acquisire energia denominata in dollari contribuisce all'inflazione europea, andando a colpire, in particolare, il mercato delle energie e del cibo, entrambi caratterizzati da una domanda anelastica
Per gli Stati Uniti, invece, il Dollaro forte comporta un rafforzamento della economia interna, e, più in genere, della ricchezza del paese; al contempo diminuisce la capacità del paese di estendere la propria influenza geopolitica, lasciando maggior facilità di azione alla Cina ed ai suoi stati clienti. Al contempo, un Dollaro forte rende più viabile l'ipotesi del riportare in USA alcune linee di produzione considerate strategiche (on-shoring), rendendo più vantaggiose acquisizioni di aziende, macchine e materie prime
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