Disaccoppiamenti e globalizzazione

 


Sono in corso fenomeni dall'effetto contrastante
Dal un lato la ricerca, da parte degli Stati Uniti, di un disaccoppiamento dalla Cina
Dall'altra, la crescita nel mondo della necessità della Grande Fabbrica del Dragone 
Come strumento di contenimento della Crisi Energetica ed Inflazionistica 


Si legge spesso nelle testate geopolitiche ed economiche del cosiddetto Great Decoupling, la Grande Scissione che dovrebbe avvenire tra i paesi Occidentali, ad influenza USA, ed l'Oriente, dominato dalla Cina 

Questa visione nasce da una narrativa statunitense volta ad arginare l'incremento di potere che si fa evidente nelle ambizioni imperiali cinesi e che si esplica nel progetto delle vie della seta, ovvero nell'accesso diretto e predominante ad i ricchi mercati europei, e nella ricerca di alleati, vassalli e neo-colonie nelle Americhe ed in Africa, da utilizzarsi per il recupero di materie prime, in guisa di nuovi mercati e come basi per offensive politiche e belliche (ricordando che la guerra altro non è che la prosecuzione della politica con altri mezzi, ovvero la violenza) 

La visione USA, però, per verificarsi, avrebbe bisogno di una tessera che sembra del tutto assente nel contesto mondiale: la creazione di nuovi poli produttivi antitetici alla Cina: la crisi dell'energia innescata dal conflitto Russo-Ucraino ha infatti determinato uno slittamento dei tessuti produttivi, ancora in corso, dei quali però è possibile determinare la traiettoria 

E' estremamente improbabile che nel contesto attuale, che permarrà probabilmente per anni, le capacità di produzione Europee e Statunitensi decrescano, invece di incrementare. Risulta molto difficile pensare, infatti, come l'industria automobilistica, a titolo di esempio, possa riuscire a controbattere la produzione cinese, tenendo conto dei costi di manopera (che saranno incrementati dall'inflazione) e delle energie 

In questo quadro, la Cina diverrà probabilmente la maggior forza a carattere deflazionistico a livello mondiale, potendo produrre a basso prezzo, grazie agli accessi ad idrocarburi economici (Russia), materie prime (Cina, Russia, Africa e Sud America) ed energia nucleare e rinnovabile (Cinese il primato sull'energia solare e, a valle del progetto di costruzione di 150 nuovi reattori nucleari, dell'atomico) 

Una Cina fabbrica del mondo è una Cina che non può essere isolata; difficile pensare che le istanze geopolitiche statunitensi possano opporsi ad una pressione economica che vorrà realizzare guadagni possibili solo tramite la delocalizzazione cinese, soprattutto in uno scenario nel quale l'Europa abbandona ogni pretesa valoriale per abbracciare un approccio mercantilistico votato alla Real-Politik 

Il nuovo secolo americano passa, probabilmente necessariamente, da una globalizzazione ancora più forte; caratterizzata da nuovi equilibri che non possono però prescindere dal ruolo produttivo egemone della Cina 






Commenti

  1. molto interessante il tuo articolo, e sono d'accordissimo che sul lato automotive la Germania verrà scanzata dalla produzione di auto cinesi. sul lato solare, mi sembra che è stata l'europa a decidere di far specializzare la cina nella produzione di pannelli solari. Se ricordo bene in un'intervista dell'ex Ceo della snam Marco Alverà ha detto che circa 1.000 miliardi di soldi europei (chiramente pagati da tasse degli europei) sono andati a finire (non 100% ma una grossa %) soprattutto in territorio cinese e di fatto siamo stati noi a far specializzarli a discapito dei nostri produttori. Secondo te il continuare dislocamente di industrie strategiche in paesi autocratici è la soluzione di tutto e non considerare che forse a livello strategico non è difficile capire che quando non hai + controllo dal lato energetico (h russia) e dal lato manufatturiero (cina) sei destinato ad una valenza geopolitica-economica.finanz- ecc molto passiva. Teoricamente una volta che loro hanno tutto questo in mano (e forse già sta accadendo), l'ue deve solo sperare che non ci sia un piano di altri tipi di espansione. Abbiamo USA che è considerata un'imperialista nell oil and gas, Russia storicamente imperialista territoriale e la cina imperialista economica con distruzione delle economie locali (che potrebbe sfociarsi in qualche altro tipo di espansione meno positiva)

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    1. Buongiorno, La ringrazio per il suo Gentile Commento

      Concordo con Lei: storicamente la sudditanza energetica e produttiva, nei settori strategici, ha portato a doversi alleare con autocrazie, prive di rispetto per qualsiasi diritto civile o legale; sarebbe dunque opportuno evitare questo percorso

      Come scrivo nell'articolo, però, il ritardo Europeo è talmente marcato che risulta, all'atto pratico, non colmatile in una economia di mercato. Scenario diverso se l'Europa imponesse dazi o autarchia produttiva su quelle filiere, ma, in questo caso, si avrebbe uno strappo con una gestione che permane da almeno 30 anni, oltre alla necessità di investimenti importanti (per non dire imponenti) da parte dello stato

      La ringrazio per le tesi portato e per averci permesso di approfondire l'argomento, Le auguro una bellissima giornata,

      Ucria

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  2. Aggiungo una piccola parentesi nella tua analisi che avrebbe però bisogno di tanto tempo. In questo contesto non bisogna sottovalutare le relazioni positive che ci sono tra USA e paesi come Vietnam, Indonesia ecc le quali hanno una capacità di crescita ancora più sorprendente della Cina e le quali non nutrono simpatie verso la Cina stessa (per ragioni storiche). Basti pensare che Vietnam ha attualmente migliori relazioni con USA che con Cina. La parte triste è che tutti qst paesi per non fare la fine dell Ucraina si stanno armando ad un ritmo elevato poiché ci sono ancora delle dispute territorio-mare con Cina.
    Come diceva Ho Chi Minh i francesi sono stranieri. Sono deboli. Colonialismo sta morendo. L’uomo bianco è finito in Asia. Ma se Cina rimane adesso, non se ne andranno mai. E per me, preferisco annusare la m… francese per 5 anni che mangiare la m… cinese per il resto della vita

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    1. Vero. Quanto le dice corrisponde ai fatti: vi sono numerosi paesi confinanti o prossimi con la Cina che ne temono l'eccessiva ingerenza, in primis tra tutti, ritengo, il Vietnam, e prediligono rafforzare le loro relazioni atlantiche (leggasi con gli USA, in primis, e l'Occidente, di convesso)

      Purtroppo tali paesi non detengono le filiere produttive strategiche in ambito energetico, che sono saldamente in mano ai cinesi, sopratutto per quanto concerne la produzione di pannelli solari

      La ringrazio per il Suo commento e per aver permesso di approfondire questo tema, Le auguro una Bellissima Giornata,

      Ucria

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