Come Israele, Turchia ed Arabia Saudita si siano alleati per conquistare il Mediterraneo Orientale


Come le posizioni sugli scacchieri mondiali 
possano dare luogo ad insolite alleanze 


A volte la conformazione dei pezzi sulla scacchiera suggerisce mosse che, ad inizio partita, sarebbero stato pressoché impossibili da immaginare

Il conflitto Russo-Ucraino e l'appoggio cinese alla Russia ed all'Iran hanno messo in difficoltà tre potenze regionali, dalle caratteristiche molto diverse:

  • La Turchia, che ha ambizioni di potenza e possibilità di giocare su più tavoli (Nato e Russia, in primis) ma che difetta di potere economico e, massimamente, finanziario;
  • Israele, che teme il potere, anche nucleare, che l'Iran sta ottenendo dalla Cina, ma che adesso, con l'accesso sul Mediterraneo ed uno dei più grandi giacimenti di idrocarburi, il Leviathan, collegabili all'Europa, acquisisce una nuova dimensione geopolitica;
  • l'Arabia Saudita, che il giovane e spregiudicato principe Mohammad bin Salman Al Sa ud vuole proiettare da produttore di idrocarburi a potenza a carattere regionale se non mondiale, e che dispone di ingenti finanziamenti per farlo, nonché della benevolenza degli Stati Uniti (benevolenza sia DEM che GOP, per quanto i primi cerchino di farla passare sotto tono) 

Ora le caratteristiche ed ambizioni di questi tre paesi, se messe a fattor comune, creano una nuova identità, una Alleanza Turco-Saudita-Levantina, in grado di gestire molto potere ed essere un deterrente molto concreto all'iniziativa delle vie della seta cinesi

Mohammad bin Salman Al Sa ud ha stretto rapporti sia con Israele che con la Turchia, garantendo fondi, scambi tecnologici, e una pressione diretta sull'Iran e sul suo accesso al Golfo Persico. 

Con questi fondi, Erdogan può dispiegare al massimo il suo potenziale militare: ambire al controllo della Siria del Nord, dove intende deportare i curdi e mettere fine, o almeno ridimensionare, l'YPG; co-gestire il Mar Nero e rinforzare gli eserciti in Libia, ottenendo così il sostanziale controllo dei flussi migratori verso l'Europa (ed imporre il prezzo per far sì che tali flussi rimangano teorici e non reali)

Con il supporto dell'Arabia Saudita ed un Levante pacificato, Israele può pensare a divenire elemento chiave nel rifornimento di Idrocarburi verso l'Europa, massimizzando i ricavi del Leviathan. Inoltre, il supporto Saudita garantisce maggior discrezione nel procedere delle politiche di progressiva cancellazione delle comunità palestinesi (che infatti vedono nell'Iran il loro nuovo alleato di riferimento) 

Dato che le forze che hanno formato questa alleanza sembrano essere durature, è probabile che questo nuovo attore politico assuma un ruolo di rilievo nello scacchiere mondiale. 

Draghi si è subito attivato per entrare nelle grazie dell'attore, con il probabile obiettivo di rafforzare il ruolo dell'Eni nell'ambito dei lavori sul Leviathan e sopratutto per rendere l'Italia l'hub di arrivo dei nuovi flussi di idrocarburi (e di merci). Coì facendo ha sicuramente aumentato la pressione sulla Cina, che teme per i suoi investimenti sul porto di Trieste e sulla possibilità di vedere complicarsi il suo accesso e controllo del Mediterraneo 

Macron, indebolito politicamente, può fare poco per contrastare la nuova Alleanza Turco-Caspico-Levantina, anzi, dovrà probabilmente cedere quote di controllo dell'Algeria, della Tunisia e della Libia; così come la Spagna vedrà scendere la propria influenza sul Marocco, che brama i fondi Sauditi e le tecnologie Turco-Israeliane 


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