Politica, Tecnologia, Denaro: una triade pericolosa. La tragedia dello Space Shuttle Challenger

L'esplosione dello Space Shuttle Challenger
Chi ha visto questa immagine dal vivo, non la scorderà mai 

Onore agli eroi caduti nella conquista dello spazio

Si quid mea verba possunt, nulla dies umquam memori voi eximet aevo



Lo Space Shuttle rappresentava, per chi lo vedeva, un concentrato di tecnologia incredibile. 

Uno speciale veicolo, detto the Crawler, ovvero colui che gattona, per la sua lentezza nel muoversi, spostava lo Space Shuttle già assemblato per il volo alla rampa di lancio 


Il Crawler che avvicina lo Space Shuttle alla rampa di lancio 


Una volta che tutto era a punto, lo Space Shuttle poteva partire. La spinta generata era immensa; tanto da dover raffreddare con acqua la base di lancio. 


I motori dello Space Shuttle, insieme ai razzi laterali, 
detti booster, producevano una potenza complessiva di 13,7 GW
(quanto 13 centrali nucleari di medie dimensioni)


Una volta lanciato, lo Shuttle poteva rimanere in orbita 2 settimane. Possedeva una stiva di carico estremamente capiente ed un braccio robotico, che permise, negli anni, di assemblare la Stazione Spaziale Internazionale, un altro capolavoro della tecnica che ci rende fieri come esseri umani e come Umanità; l'oggetto che ci rende, di fatto, una specie spaziale 

La Stazione Spaziale Internazionale, 
in tutta la sua bellezza 

Purtroppo, però, la storia di Space Shuttle non è solo una storia di bellezza e successi. 

E' una storia di tragedie, ben due, nella quale trovarono la morte gli equipaggi del Challenger e del Columbia, 7 morti in ciascuna delle navicelle. 

Ed è una storia di quanto possa divenire insidioso, paludoso, squallido, vile ed omicida il rapporto tra la politica, la tecnologia ed il denaro.

Ritengo che sia una storia che possa insegnare molto, anche oggi. Sopratutto oggi. Probabilmente nel leggerla penserete a qualcuno dei grandi progetti dei quali adesso si parla: se questo accadrà, se qualche dubbio si instillerà in voi, il mio tempo passato a scrivere questa storia ed il vostro, a leggerla, saranno serviti ad un nobile fine. 

La Nasa era riuscita, con la missione Apollo 11, a mettere un uomo sulla Luna: Neil Armostrong 

  Il Primo Uomo sulla Luna
 
riuscendo così ad adempiere alla promessa di Kennedy, di mettere un uomo sulla Luna entro la decade dei 60. E cancellando, con un colpo, il primato che l'URSS aveva conseguito battendo, in precedenza, gli Stati Uniti nella corsa allo spazio (Primo satellite in orbita, lo Sputnik; primo animale; Laika; Primi Uomo e Donna nello Spazio: Yuri Gagarin e Valentina Tereskova)

L'effetto che lo sbarco ebbe sull'umanità fu incredibile; chiunque abbia visto l'allunaggio, lo ricorda, ancora, dopo molti anni. Lo stupore nell'essere riusciti in un'impresa così difficile, che sembrava così impossibile, come ammise lo stesso Kennedy, penetrò nel profondo di ogni essere umano. 

Ma come sempre, la natura umana emerse, ed i lanci successivi riscossero sempre meno interesse nel pubblico, con share televisivi sempre più bassi e l'entusiasmo che andava, rapidamente, calando. 

Ciò che invece non calava, era il costo di ogni lancio. Una missione lunare richiedeva l'utilizzo di un missile di enorme mole, il Saturn V, che veniva distrutto ad ogni lancio 

Quello che maggiormente potrebbe sorprendervi di questo razzo è la sua dimensione:




Ma sopratutto il suo non indifferente costo:

6,417 miliardi di costo per ogni singolo lancio 


Ora, per il Congresso americano tale costo era improponibile (e lo sarebbe stato ancora di più negli anni successivi, con l'intensificassi della guerra nel Vietnam).

E qui avvenne la prima lacerazione a quella importante cosa che è la Verità.

La NASA non voleva smettere di andare nello spazio. Non voleva interrompere i suoi programmi. 

Ed allora propose al Congresso una navetta spaziale che poteva riatterrare dopo ogni lancio. Non un missile usa e getta come il Saturn V, ma una navetta in crado di fare la spola (Shuttle significa spoletta in inglese) tra la Terra e lo spazio.

Delinearono quindi al Congresso un futuro dove gli Shuttle avrebbero volato quasi alla stregua di arei di linea, decollando e riatterrano, con una gran parte della componentistica recuperabile. 

Sapevano che questa presentazione faceva gola al congresso statunitense, che iniziava a sognare il programma SDI (Space Defense Iniziative; che mai si concretizzo), che avrebbe richiesto un'elevata capacità di messa in orbita di satelliti con fini difensivi ed offensivi. 

Sedotto, il Congresso diede il beneplacito a procedere. Ma la Nasa non aveva raccontato tutta la verità (anzi, probabilmente, aveva deliberatamente mentito): non erano in possesso della tecnologia per realizzare lo Space Shuttle. Avevano un'idea di massima di come farlo, ma non possedevano materiali così durevoli da permettere di andare su e giù dallo spazio come un aereo. E non avevano idea di come farlo decollare. 

Ma, alla Nasa, erano sicuri di poter risolvere i problemi in fase di realizzazione.

Finché non si accorsero che, ecco, non riuscivano a risolverli. 

In primis, non si trovavano materiali abbastanza resistenti da poter consentire più voli di seguito. Dopo ogni lancio lo Shuttle andava revisionato. Particolarmente sensibili erano le piastrelle che ne proteggevano il ventre in fase di rientro 

L'attrito in fase di rientro produceva un calore enorme, 
che solo le piastrelle in materiale 
composito ceramico poteva assorbire


che dovevano essere ispezionate, con strumenti complessi, e, in buona parte, sostituite. 

Ciò comportava che lo Space Shuttle non si comportasse nella modalità venduta al congresso: ovvero quasi come un aereo di linea, ma bensì che tra i lanci occorreva un elevato lavoro di manutenzione e ripristino. 

E questo non era il solo problema. Lo Shuttle era stato "venduto" al congresso come uno strumento in grado di portare in orbita carichi molto pesanti (prevalentemente satelliti, anche con finalità militari); ma la spinta iniziale richiesta per sollevarsi da terra era esorbitante. 

Sì, perché lo sforzo maggiore per un razzo è rappresentato dalla fase di decollo: la sua velocità è zero e deve quindi combattere contro l'inerzia (che lo manderebbe fermo); inoltre la forza di gravità è massima, mentre, più il razzo si allontana dalla terra più questa diminuisce; infine l'atmosfera stessa costituisce un freno, il cui attrito diminuisce al crescere dell'altitudine.

Per risolvere questo problema di spinta, la Nasa prese una decisione molto, molto, pericolosa. Usare razzi a stato solido: i due booster (incrementatori, in italiano) bianchi ai lati dello Space Shuttle.

I due booster, trasportati dal crawler. 
Osservate le proporzioni con il camion sotto
per rendervi conto della grandezza dei razzi 

Un razzo a stato solido ha la caratteristica di non poter essere spento dopo l'accensione. Anche a seguito del rilevamento di un problema, il razzo continua a propellere (tecnicamente a bruciare) fino al suo esaurimento. 

La Nasa sapeva essere un rischio grosso, ma era la soluzione più economia per garantire un'elevata capacità di carico allo Space Shuttle. E quindi decisero di utilizzarli, a scapito della sicurezza. 

Per poter concludere la sua opera di seduzione del Congresso americano, alla Nasa mancava comunque un tassello. I soldi per la costruzione dello Space Shuttle erano molti e la Nasa sapeva che utilizzare un elevato numero di aziende appaltatrici sarebbe piaciuto ai senatori: ciò avrebbe creato posti di lavoro ben retribuiti in molte città degli Stati Uniti e questo significava voti. 

Ma significava anche che, invece di avere un distretto unico specializzato nella costruzione dello Shuttle, lo stesso veniva realizzato a pezzi, su tutto il territorio statunitense. E poi assemblato. 

Questo richiedeva di spedire le singole componenti. Spesso via treno. Ora, so che questo vi farà sorridere, ma la dimensione dei booster dello Space Shuttle è data dalla dimensione massima dei trafori ferroviari, che dipende a loro volta dalla distanza dalle traversone, che, a sua volta, deriva dalla distanza delle ruote dei carri che precedettero i treni, che, infine, dipendevano dalla larghezza delle terga di due coppie di cavalli. 

Questo, più seriamente, comportava che i Booster venissero trasportati smontati, ed assemblati prima del lancio.

Come sa chiunque ha svolto una piccola riparazione idraulica, quando si stringono due componenti che devono contenere gas o liquidi, si usa una guarnizione, come questa:


Semplice guarnizione di un rubinetto


Ecco, anche i Booster avevano delle guarnizioni, solamente più grandi, per garantire che non vi fosse passaggio di gas tra l'esterno e le sezioni del Booster stesso:

Le due strisce nere sono le guarnizioni del Booster
e forse qualcuno si domanderà: perché sono due? 


I problemi sembravano dunque essere risolti. I fondi erano stati ottenuti, i senatori vedevano il budget Nasa disseminato per il paese, con un ricco ritorno di voti, i problemi si spinta erano stati superati, con l'adozione di una soluzione molto pericolosa, i Booster a stato solido, e l'assemblaggio era stato progettato con una soluzione di guarnizione per prevenire eventuali perdite. 

Solo che, quando si promette troppo, si rischia poi di trovarsi nei guai. 

E la Nasa aveva promesso al congresso che lo Space Shuttle sarebbe stato di fatto una sorta di aereo, e che avrebbe volato spesso, mentre, il record di lanci fu di uno 88 giorni l'altro. Meno della metà di quanto il Congresso aveva considerato come soglia minima accettabile. 

La Nasa, in difficoltà, cerco di aumentare il numero di lanci. Per far ciò inizio a valutare di far partire lo Space Shuttle in condizioni non ottimali. Ad esempio con una temperatura esterna bassa, molto bassa. 

Ora, il freddo ha un brutto effetto sulle guarnizioni. Le rende meno elastiche. E quindi, possono verificarsi delle perditi di fluidi (è uno dei motivi per i quali è opportuno attendere che un motore di un auto si riscaldi prima di salire di giri, nelle giornate fredde). 

E gli ingegneri che avevano progetto i booster, gli ingegneri della Thiokol, lo sapevano che, a quelle temperature, la capacità di sigillare i booster era compromessa.

Vi fu una telefonata tra gli ingegneri della Thiokol e la Nasa la sera prima del lancio.

Gli ingegneri della Thiokol dissero di non far partire lo Shuttle, perché era estremamente probabile che si sarebbe verificata una perdita ed una conseguente esplosione. 

La Nasa disse che non era accettabile. 

Gli ingegneri della Thiokol dissero di essere sicuri che si sarebbe verificata una tragedia. Ma poi, gli ingegneri furono allontanati dalla stanza. 

E la Nasa e la Thiokol decisero di far partire lo stesso lo Space Shuttle. Era la notte del 27 Gennaio 1986.

Il capo ingegnere della Thiokol passo la notte a piangere, sapendo quello che sarebbe successo. 

Il 28 Gennaio 1986, alle 11:39 di mattina, dopo 73 secondi di volo, lo Space Shuttle Challenger esplose a seguito della mancata tenuta delle guarnizioni di uno dei booster. 

Morirono 7 eroi. Tra essi una civile, l'insegnante Christa McAuliffe.  

Prima fila da sinistra a destra: Michael John Smith, Dick Scobee e Ronald McNair. 
Seconda fila da sinistra a destra: Ellison Onizuka, Christa McAuliffe, Gregory Jarvis e Judith Resnik

Morti per omissioni, menzogne, bugie e viltà

Eroi dello spazio 

Requiescant in pace 


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