Estinzione IV - Immigrazione: una storia dal passato che parla di futuro

Di come l'impero romano ci racconti una storia che può insegnare molto sul come gestire l'immigrazione ovvero ciò che si semina, solitamente, lo si raccoglie 


La caduta dell'impero romano è un tema complesso: la causa non fu unica, ma un insieme di fattori. Né si trattò di un fatto isolato nel tempo: prima dell'impero vi fu la repubblica mentre, sotto Costantinopoli, i vessilli ellenizzati dei romani continuarono a garrire fino al 1453.

All'interno di questa infinito scrigno di eventi, ne possiamo andare a cogliere alcuni, che, ai più attenti tra noi, potrebbero suggerire paralleli con la situazione attuale e soprattutto con la drammatica crisi demografica che l'Italia si troverà ad affrontare. 

Ma torniamo indietro nella storia. 

Vi era un tempo un popolo, i Goti. 

I Goti vengono considerati tra i barbari che invasero l'impero e contribuirono alla caduta di Roma.

E questo è, indubbiamente, un fatto. 

Un fatto meno noto è che i Goti, inizialmente, non volessero invadere Roma. 

I goti cercavano quello che Roma poteva offrire: infrastrutture, cultura, un più alto livello di qualità della vita. 

E protezione. Protezione da un nemico spietato. Gli Unni. 

I Goti non volevano invadere l'impero romano: ne volevano fare parte. 

(ogni richiamo a fatti attualmente in essere è puramente casuale, sto raccontando una storia di più di mille anni fa! a chi facesse piacere saperlo, siamo nel 376 a.D.)

L'obiettivo dei Goti era attraversare il Danubio e concordare con Roma la loro accettazione, anche in forma federata (nel senso classico della parola, foedus), avendo come tema comune il contenimento delle incursioni Unne, utilizzando il fiume e le capacità ingegneristiche romane fuse con l'ardore bellico goto per rendere complesse razzie ed invasioni. 

I Goti furono accettati all'interno dell'impero, nella parte meridionale del Danubio, vicino al Mare Nero (in quella che oggi è la città/oblast di Sylystra); per rendere più salda l'alleanza si convertirono in buona parte al cristianesimo. 

Le cose sembravano funzionare fin quando arrivarono una serie di inverni particolarmente rigidi. Gli accordi prevedevano rifornimenti da parte dell'impero, che, secondo i documenti rinvenuti, furono inviati ma non arrivarono mai ai Goti, a causa dell'elevato livello di corruzioni. 

I Goti furono costretti dalle condizioni così dure dell'inverno a vendere come schiavi i loro figli; le donne si prostituivano agli ufficiali romani, sperando di corromperli per avere cibo. 

Quanto sopportarono tutto ciò. 

Un bel po'.

Vi furono rivolte e ribellioni, quelle che noi oggi chiameremmo manifestazioni, ma la situazione era sotto controllo finché i romani non ebbero la geniale idea di provare ad uccidere il loro capo,
Fritigerno1


Ciò portò alla battaglia di Adrianopoli, dove i Goti uccisero l'imperatore romano: il decadente Flavio Giulio Valente.

Dopo i fatti di Adrianopoli vi fu la pace, ma una pace che i romani pagarono a caro prezzo. 

I Goti non erano più legati da un foedus e subordinati: avevano ottenuto il sostanziale e attuale controllo delle terre che abitavano. E da lì, negli anni, poterono progressivamente portare incursioni senza più in profondità nelle terre ricche e molli dell'Impero. 

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Leggo molti commenti che dicono che il collasso demografico italiano sarà arginato, se non fermato, se non invertito grazie alla forte immigrazione che arriverà in Italia. 

Ma la vicenda dei Goti ci insegna che non si possono trattare popoli giovani e fieri e carichi di energia, e, potenzialmente, violenza, come bestie. 

Escludendoli, affamandoli, considerandoli come seclusi dalla società e dalla legge. 

Non solo perché è misero. 

Non solo perché rinnega tutto ciò che siamo. 

Ma perché ciò che si semina, si raccoglie. 

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L'abisso sembra sempre più reale. Più inevitabile, vero?

Ci sono altre soluzioni?

Affronteremo presto questi temi. 

Grazie per avermi letto, 

Ucria


Nota: se volete leggere la storia alle sue fonti vi consiglio Ammiano Marcellino. Per qualcosa di più moderno, invece, potete vedere Fritigerno

1: in goticoFrithugairns, "desideroso di pace"











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